Incentivi e semplificazione: previsto taglio di 40 norme

Riforma degli incentivi alle imprese in poche settimane e riassetto delle reti strategiche da attuare in due tappe con l'intervento della Cassa depositi e prestiti sempre più protagonista. I dossier del ministero dello Sviluppo economico hanno già una road map. Il provvedimento che arriverà per primo al traguardo è il decreto legislativo che attua la delega al governo contenuta nello Statuto delle imprese: riorganizzazione di 97 aiuti a carattere nazionale ai quali si aggiungono quasi 1.200 strumenti regionali. Il piano prevede il taglio di 40 strumenti nazionali e la razionalizzazione di un plafond che nel 2010 ha sfiorato 12 miliardi (erano 13 miliardi nel 2009) privilegiando gli strumenti automatici come il credito di imposta per la ricerca. Il titolare del Miur, Francesco Profumo, ha annunciato ieri un tavolo sui nuovi incentivi con il coinvolgimento del ministro Fabrizio Barca (per recuperare risorse Ue) e dei rappresentanti delle imprese.

Tanti i punti deboli della politica industriale su cui ci sarà molto da lavorare. Profumo, ad esempio, riconosce il flop di "Industria 2015" con erogazioni ancora al palo, contenziosi con le imprese che si sono aggiudicati i bandi, fondi andati in perenzione. «Dobbiamo imparare a scrivere i bandi - commenta - e dobbiamo poterci avvalere di strumenti molto più semplici». Ma c'è anche una questione di regole, di fideiussioni, di paletti posti dal sistema bancario. «Il problema è serio - dice ancora Profumo - dobbiamo incontrare presto l'Abi per capire come andranno le cose. Il Miur immagina di erogare oltre un miliardo e mezzo per le "smart cities": siamo preoccupati all'idea che le imprese possano far fatica ad accedere ai finanziamenti». Lo Sviluppo economico, come anticipato da Passera, lavora intanto sulle reti strategiche. Il primo tassello in ordine cronologico sarà la definizione della separazione proprietaria tra Eni e Snam partendo dal decreto della presidenza del consiglio da emanare entro il 31 maggio 2012.

La separazione si completerà poi entro settembre 2013 con il probabile coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti. Fitti i colloqui tra Sviluppo economico e il Tesoro: tra le ipotesi sul tappeto c'è l'uscita di Cdp da Eni (con cessione del 26,445) con contestuale acquisizione del 30% di Snam. Ieri l'a.d. di Eni Paolo Scaroni ha ricordato che i piani del "cane a sei zampe" erano però diversi: «Avevo deciso un percorso quando a maggio fu fatta la separazione funzionale: sarei sceso progressivamente, facendo operazioni di integrazione» con altre reti europee. «Ora il governo dice: "no, vendi tutto". Che questo poi migliori la concorrenza e faccia crollare i prezzi del gas, è da vedere: io me lo auguro». Ad ogni modo, ha sottolineato ancora Scaroni, l'operazione deve essere «shareholder friendly, nell'interesse di tutti gli azionisti, anche di chi ha mille azioni. Devo tutelare gli interessi di tutti gli investitori, i quali non devono poter dire "ci hanno fregato di nuovo"». Apertissimo poi il capitolo tlc. Anche in questo caso, in una fase successiva rispetto all'operazione Snam, potrebbe entrare in campo la Cassa depositi e prestiti. Il modello di riferimento potrebbe essere F2i, il fondo partecipato dalla Cdp che controlla Metroweb, e l'operazione pubblico-privato avviata in Lombardia. Il governo sta passando in rassegna i piani di Telecom Italia e degli altri gestori e l'idea che sembra emergere è la necessità di fare un passo in più, con la creazione di un veicolo misto per la realizzazione dell'infrastruttura in fibra ottica con estensione nazionale.

(Fonte: Il Sole 24 Ore – Impresa e territori)

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